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Le origini

In questa sezione Alberto Bonifacio racconta la nostra storia, partendo dagli inizi, durante la guerra nella ex Jugoslavia, ripercorrendone poi, in breve, il seguito nei decenni successivi, lungo strade a volte impraticabili, affrontando situazioni impreviste e spesso rischiose. Nella narrazione Alberto tiene inoltre a sottolineare quale sia la spiritualità che motiva il nostro impegno, radicata in quella mariana di Medjugorje, che ci sprona a proseguire ponendo ogni fiducia nella Provvidenza.

I NOSTRI  PELLEGRINAGGI DI CARITA’ ISPIRATI DAI  MESSAGGI DI MARIA
REGINA DELLA PACE A  MEDJUGORJE

QUANDO ABBIAMO COMINCIATO

La sera del 25 novembre 1991, dopo 5 mesi dall’inizio della guerra nell’ex Jugoslavia, che fino ad allora stava insanguinando soprattutto la Croazia, durante la trasmissione su Medjugorje che facevo a Radio Maria, ascoltata in tutta l’Italia, lanciai l’idea di un convoglio per portare aiuti ai profughi, che già pullulavano sulla costa dalmata, e per raggiungere poi Medjugorje nella festa dell’Immacolata. Certo non immaginavo che quell’appello incontrasse così tante e generose risposte, né tanto meno che dopo tutti questi anni mi sarei trovato a dover organizzare e guidare ancora così tanti convogli, assieme a tanti bravissimi volontari da varie parti d’Italia, pronti ad affrontare pericoli, spese e disagi di ogni genere. Per me tutto questo è un segno evidente che quanto stiamo facendo non è solo opera umana, ma volontà di Dio, il quale ci fa dono anche della virtù della perseveranza.

QUALE MOTIVO CI STIMOLA IN QUESTO IMPEGNO UMANITARIO
Ci è sempre stato chiaro che la spiritualità che sottende a questo nostro impegno è quella di Cana (Giov. 2,1-12). Abbiamo come sentito Maria santissima, Madre di Gesù e nostra, rivolgerci una supplica ed un invito: “Non hanno più pane, non hanno più medicine, non hanno più casa… non hanno più amore”. E’ l’appello che Ella ci ripete ancor oggi. Infatti in questi anni ci ha dato ancora tanti messaggi per incoraggiarci a continuare su questo cammino di carità. Come ai servi di Cana, la Regina della Pace ripete anche a noi: “Fate tutto ciò che Lui (Gesù) vi dirà” (Giov. 2,5). E Gesù ha continuato a dirci: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mc 6,37). Per la verità a questi poveri non abbiamo dato tutto di noi stessi, ma una parte sì: un po’ del nostro tempo, delle nostre forze, dei nostri stipendi, del nostro amore. Quel giorno a Gesù è bastata la generosità di un ragazzo per moltiplicare cinque pani e due pesci e sfamare tante migliaia di persone. Dal 1991, anche se molto diminuita, non si è spenta la generosità di molti amici, famiglie, gruppi di preghiera, parrocchie, enti, commercianti… e così possiamo raggiungere tanti fratelli e sorelle che vivono in Bosnia ancora in condizioni assai precarie, vittime della guerra 1991-1995, soprattutto tra i profughi che, come ci ha detto recentemente il Ministero competente di Sarajevo, sono ancora varie centinaia di migliaia nella sola Bosnia. Ho visto con piacere che da quelle prime esperienze sono sorti altri gruppi ed associazioni che si sono impegnati come noi sulle frontiere della carità. Abbiamo però visto anche molti gruppi fermarsi e sparire. Ho già detto che la perseveranza è un dono di Dio. A noi forse lo dà perché cerchiamo di impostare i nostri viaggi come veri pellegrinaggi di fede e di carità, dando ampio spazio alla preghiera, facendo il possibile per avere ogni giorno la S. Messa e sostando quasi sempre una giornata a Medjugorje per una ricarica spirituale. Ciò proponiamo a quanti partecipano, nel pieno rispetto per quanti non sono animati da questi principi religiosi o si dichiarano non credenti. Insieme agli aiuti materiali cerchiamo di portare a questi nostri fratelli poveri un po’ di speranza, perché non si sentano del tutto dimenticati e abbandonati. Tentiamo di raggiungere i più poveri senza fare distinzioni etniche o religiose: musulmani, serbi-ortodossi (tra loro cerchiamo di avvicinare e coinvolgere la Chiesa ortodossa locale), croati-cattolici, ebrei, atei, ecc. perché siamo cattolici e quindi il nostro amore non può essere settoriale, ma appunto “cattolico”, cioè universale. In questo modo pensiamo di portare un piccolo contributo al dialogo e alla pace là dove ci sono ancora tante divisioni, tanto odio e tanta incapacità a perdonare. Piccoli costruttori di pace e piccoli costruttori di dialogo ecumenico per non smentire troppo la Regina della Pace che ci chiama “Cari figli” e ci invita ad essere “portatori di pace”. I molti volontari che partecipano con i furgoni a questi pellegrinaggi di carità fanno una forte esperienza di vita e di fede. Non pochi sono stati toccati nel profondo del cuore fino a portare alcuni a scelte vocazionali speciali. Il toccare con mano quelle povertà, dà ai partecipanti la forza di coinvolgere altri, di sensibilizzare, raccogliere, caricare e ripartire. Quanti poi hanno il dono della fede, sono spinti anche dalla convinzione che, soccorrendo i poveri, servono Gesù, il quale, nella mirabile pagina del capitolo 25 di Matteo, si è identificato nei più piccoli, nei più dimenticati, negli ultimi: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare… Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt 25,31-40).
QUALI SONO LE NOSTRE ATTIVITÀ UMANITARIE
In piena collaborazione con il compianto Padre Leonard Orec, già parroco di Medjugorje e poi coordinatore di tutti gli aiuti provenienti dagli amici di Medjugorje, all’inizio, quando ricevevamo molte offerte, abbiamo potuto mandare diversi TIR e anche aiutare a riempire piccole navi insieme ad amici di Medjugorje di altri Paesi. La nostra Associazione però fin dall’inizio, più che mandare aiuti, ha voluto coinvolgere molte persone, tutti volontari, che si autofinanziano e vivono così una forte esperienza, instaurando importanti rapporti umani con quelle popolazioni. Dal 1991 organizziamo tutti i mesi almeno un convoglio composto da diversi furgoni e camioncini. Il Covid 19 ci ha fermato solo per tre mesi. Portiamo beni di prima necessità, in particolare alimenti di ogni tipo, detersivi vari e pannoloni per adulti malati, consegnando non nei magazzini ma direttamente ai poveri. Dei magazzini non ci fidiamo. Chi ci dà offerte e aiuti sono soprattutto gli amici che ci hanno conosciuto, che hanno magari fatto l’esperienza di qualche viaggio; alcuni sono ancora i vecchi ascoltatori di Radio Maria che seguivano le mie trasmissioni; sono gruppi di preghiera, parrocchie e associazioni dove a volte sono andato a tenere incontri di sensibilizzazione; enti commerciali che ci hanno conosciuto ed hanno avuto fiducia in noi. La maggior parte dei nostri donatori sono comunque persone non ricche, spesso sono pensionati che ci affidano parte della loro magra pensione. Perciò i soldi e le merci che passano dalle nostre mani sono beni di grande valore che ci caricano di una pesante responsabilità. Guai se ne usassimo malamente o anche solo con leggerezza!
CHI SONO I NOSTRI BENEFICIARI
I nostri beneficiari sono tanti e, lungo tutti questi anni, sono spesso cambiati. All’inizio aiutavamo i profughi croati che affollavano le strutture sportive e alberghiere della costa dalmata. Iniziata il 26.6.1991 in Slovenia e in Croazia, nella primavera del ’92 la guerra è scoppiata anche in Bosnia e quindi si sono aggiunti molti profughi bosniaci. Ve ne erano anche in Medjugorje. Con la tregua tra musulmani e croati, sottolineata da un significativo messaggio che la Regina della Pace ha dato proprio quel 25.2.1994, abbiamo cominciato ad andare oltre Mostar: la prima volta con Padre Leonard fino a Konjic e a Mostar est. In quegli anni abbiamo collaborato molto con l’Associazione francese “Médiatrice” per la distribuzione diretta degli aiuti ai profughi che affollavano Mostar e a Pazaric, vicino a Sarajevo. Contemporaneamente abbiamo fatto diversi viaggi in centro Bosnia affrontando strade incredibili e rischi continui a causa della guerra con i serbi, che continuava. In due di questi siamo stati guidati da Padre Leonard: a Vares e nella stessa Sarajevo (dicembre ’94) sotto continui fischi di proiettili e crepitii di bombe. Più a sud aiutavamo e ancora aiutiamo i profughi e i poveri tramite i Centri sociali di Mostar e di Konjic; così pure nei Centri profughi di Dubrava (Grude), di Tasovcici e Domanovici (Capljina). Soccorriamo vari orfanotrofi e centri di riabilitazione a: Sarajevo, Mostar, Vitez, Gracanica, Citluk, Medjugorje, ecc.. Portiamo vari aiuti agli ospedali psichiatrici di Drin e di Bakovici presso Fojnica, di Pazaric a sud di Sarajevo, di Stolac e di Mostar, e a diversi altri ospedali della Bosnia, che a volte sono anche stati sprovvisti di cibo per i degenti. Inoltre abbiamo portato medicine presso quegli ospedali o centri di medici volontari dove erano sorte farmacie per i poveri. In Bosnia, per poter accedere ad un minimo di assistenza sanitaria, bisogna pagare un’assicurazione. Ma pochi possono farlo perché non c’è lavoro. Pochissime fabbriche sono state ricostruite e nessuna grande potenza sta aiutando la Bosnia. C’è poi la piaga della corruzione. Così i poveri non possono avere le medicine, le visite mediche, i ricoveri ospedalieri … e bisogna aiutarli. Subito dopo la fine della guerra, oltre ai musulmani e ai croati, abbiamo cominciato ad aiutare anche le popolazioni serbe con tanti profughi e profonde sacche di povertà: nella zona di Sarajevo e di Pale in collaborazione con l’Associazione “Sprofondo”, fondata da Don Renzo Scapolo, e a Nevesinje in collaborazione con la locale Croce Rossa, dove continuiamo ad andare; ecc.. All’inizio del 1996, una segnalazione ci portò più a nord, a Gracanica, tra Doboj e Tuzla, dove migliaia di vedove e di orfani musulmani di Srebrenica (dove è avvenuto l’orribile genocidio) e di tante altre città sono ammassati in diversi centri di località impervie, quasi del tutto abbandonati a sé stessi. Anche qui continua tuttora il nostro impegno, collaborando pure con il Centro sociale di Gracanica. Abbiamo collaborato anche con il Centro sociale di Teocak e quello di Zivinice pressoTuzla. Vicino a Gracanica, sopra Klokotnica, portiamo aiuti al centro Emmaus-Duje, fondato dal famoso Abbé Pierre di Parigi, con oltre 400 degenti (disabili mentali e fisici, anziani malati, ecc.). Abbiamo raggiunto terribili sacche di povertà anche in Croazia e in particolare a Vukovar, la città martire totalmente distrutta, Ilok e Knin. Spesso andiamo nei 13 villaggi a nord di Nevesinje, tutti distrutti, dove hanno ricostruito parte delle loro casette, ma hanno bisogno di tutto, compresi i mobili, arredi e stoviglie, attrezzature agricole, sementi, mucche, pecore, ecc.. Analogamente per altri villaggi nella zona di Doboj, a nord. Con l’acuirsi delle violenze in Kosovo, abbiamo cominciato ad aiutare molto i profughi di quel Paese. In Bosnia ne arrivarono oltre 87.000, tra albanesi, rom e del Sangiaccato da una parte e serbi dall’altra. Anche qui ci siamo avvalsi spesso della collaborazione di “Sprofondo”. Per questi profughi abbiamo anche organizzato alcuni convogli in Montenegro e in Albania. Dopo la fine della guerra in Kosovo, con Padre Leonard abbiamo fatto un viaggio per conoscere certe situazioni in Montenegro, Albania, Macedonia e Kosovo, dove abbiamo avuto utili incontri con alcune realtà cattoliche e, soprattutto in Macedonia, con i Vescovi della Chiesa ortodossa. Dopodichè abbiamo organizzato alcuni convogli in Kosovo, a Giakovë, con contatti interessanti anche con alcuni monasteri ortodossi. Abbiamo ricostruito alcune case a Giakovë e, in collaborazione con altre associazioni, anche a Mitrovica. Da diversi anni, in collaborazione con “Sprofondo” – Sarajevo, portiamo aiuti a diverse centinaia di famiglie povere (tra cui molte sono profughe), in maggioranza musulmane, a est di Sarajevo, nella Repubblica serba di Bosnia: Rogatica, Gorazde, Rudo e Visegrad. Aiutiamo pure diversi centri aperti dall’associazione austriaca “SOS Kinderdorf” a Mostar, Sarajevo, Gorazde e Gracanica. Da qualche anno, in collaborazione con il centro “Emmaus-Duje” presso Gracanica, abbiamo cominciato a portare sostanziosi aiuti a Srebrenica (zona serba a nord-est della Bosnia), dove nel luglio 1995 le milizie serbe di Ratko Mladic tentarono il genocidio dei musulmani, massacrandone in soli due giorni più di 8000. Qui abbiamo contribuito anche all’edificazione di un edificio per accogliere in pieno inverno i bambini che, vivendo in località isolate di montagna, non potrebbero frequentare la scuola a causa delle stradine impraticabili per neve. Dall’inizio di quest’anno, in collaborazione col Centro Emmaus, stiamo portando molti aiuti ai disperati profughi della “Rotta Balcanica” a Lipa, vicino a Bihac, che ora stanno aumentando dopo la crisi in Afghanistan. Per diversi bambini di famiglie poverissime o disastrate ci occupiamo anche di adozioni a distanza per dar loro la possibilità di frequentare la scuola (spese per visita medica, libri, quaderni, ecc.).
QUALI PIANI ABBIAMO PER IL FUTURO
Finché troviamo fratelli in situazioni di grande povertà e di abbandono, pensiamo di continuare nel nostro impegno, confidando nell’aiuto di Dio, nella sua Provvidenza e nella generosità di quanti ci conoscono. Termino ripetendo qui quanto dissi a Medjugorje il 5 agosto 1997, quando, invitato da Padre Slavko, ho dato testimonianza a tante migliaia di giovani convenuti da tutto il mondo per il loro grande raduno annuale, il Festival dei Giovani: “Io sogno e prego perché Medjugorje diventi un grande centro della carità verso tutti i poveri causati dalla guerra, cattolici, ortodossi e musulmani, utilizzando parte delle offerte portate dai tanti pellegrini. Io sogno e prego perché, promuovendo incontri ecumenici e con varie religioni, Medjugorje diventi un grande centro ecumenico nello spirito di San Francesco; un grande centro del perdono, della riconciliazione e della pace”.